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Per decenni, il Database Administrator è stato una figura silenziosa ma cruciale. Il custode dei dati aziendali, responsabile della loro integrità, disponibilità e sicurezza. Un ruolo tecnico, verticale, profondamente immerso nelle operation quotidiane: backup, patching, tuning, monitoraggio.
Ma oggi questo modello non regge più. Non per inefficienza, ma per inadeguatezza rispetto al nuovo contesto.
Il cloud ha trasformato radicalmente l’architettura IT. Le piattaforme cloud-native non sono solo un cambiamento tecnologico, ma un nuovo paradigma operativo e strategico. E il DBA, se vuole restare rilevante, deve evolvere.
Questo è il tema centrale di Database Mindset, la nuova rubrica del podcast Pionieri del Tech, curata da Alex Pagnoni insieme a Diego Zucca e Marco Ondradu di IKI Cloud. Una rubrica nata per esplorare, puntata dopo puntata, l’evoluzione della gestione dei dati in ambienti enterprise e cloud dal punto di vista dei manager tech.
Oltre i silos: nasce l’ownership unificata
Il punto di svolta principale è l’abbandono della logica a silos. Nel mondo legacy, le responsabilità erano distribuite: il DBA si occupava del database, il sistemista dell’infrastruttura, l’amministratore di rete del networking, lo storage admin dei volumi.
Oggi questo approccio è un freno. Le architetture moderne richiedono una visione integrata e tempi di risposta rapidissimi. Come spiegano Diego e Marco, l’unificazione delle competenze consente di:
- Ridurre drasticamente il time-to-market;
- Ottimizzare i costi infrastrutturali;
- Aumentare l’affidabilità delle soluzioni.
Nel nuovo modello, chi gestisce il database deve anche modellare l’infrastruttura cloud che lo ospita: scegliere il tipo di servizio, dimensionare correttamente le risorse, configurare rete e sicurezza, e valutare le prestazioni nel tempo.
Il DBA non basta più: serve un Cloud Database Architect
È qui che emerge la figura del Cloud Database Architect: un professionista ibrido, con competenze sia di tipo “tradizionale” (data modeling, performance, tuning) che “infrastrutturale” (OCI, reti, sicurezza, PaaS).
Una figura capace di:
- Progettare architetture integrate database-cloud;
- Comprendere i workload applicativi e le implicazioni sui costi;
- Dialogare con sviluppatori, team business e C-level.
In altri termini: una figura strategica.
Non si tratta solo di aggiungere competenze tecniche, ma di assumere una nuova responsabilità progettuale. La differenza tra “amministrare” e “architettare” è quella tra mantenere qualcosa in vita… e farlo prosperare in un ecosistema complesso.
L’automazione non elimina: trasforma
Un tema spesso frainteso è quello dell’automazione. Molti temono che i servizi PaaS (Platform-as-a-Service) come Oracle Autonomous Database possano “rimpiazzare” il DBA.
La realtà è l’opposto: l’automazione libera tempo e risorse dalle attività a basso valore aggiunto – patching, backup, provisioning – permettendo di spostare il focus verso:
- Architetture ottimizzate per workload specifici;
- Supporto strategico allo sviluppo;
- Analisi dei costi e gestione intelligente delle risorse.
Come spiega Marco, “il DBA oggi deve giocare d’anticipo, non aspettare che qualcosa si rompa. Deve costruire un’infrastruttura che sia già ottimizzata per il business”.
Un esempio concreto è l’utilizzo intelligente dell’auto-scaling nei servizi PaaS: sapere quando e come sfruttarlo può fare la differenza tra una soluzione performante e una spesa insostenibile.
Database Health Score: misurare per evolvere
In questa prospettiva di crescita, Diego e Marco hanno sviluppato un framework proprietario: il Database Health Score, un modello di valutazione dello stato di salute dei database enterprise che va oltre i classici strumenti di monitoraggio.
L’approccio è olistico: non si misura solo la performance tecnica, ma anche la sicurezza, la configurazione cloud, i processi automatizzati, i rischi operativi.
Ogni database viene mappato secondo metriche oggettive e interpretabili, che producono:
- Una fotografia chiara dello stato attuale;
- Una roadmap di interventi correttivi e migliorativi;
- Un punteggio evolutivo misurabile nel tempo.
Il risultato è una governance dei dati più consapevole, allineata con la strategia aziendale.
Il Database Mindset come mentalità di leadership
Il messaggio chiave è che non è più possibile lavorare “solo sul database”. Il dato è un asset critico, e chi lo gestisce deve essere un ponte tra infrastruttura, sviluppo e business.
Questo richiede un cambio di mentalità. Serve uscire dalla comfort zone del tecnico reattivo e assumere il ruolo di protagonista strategico.
È proprio questo il Database Mindset di cui si parlerà nella rubrica: non solo tecnologia, ma visione, metodo, responsabilità.
Per chi vuole restare rilevante nel mondo dei dati – e non limitarsi a rincorrerli – il momento di cambiare è ora.