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Secondo i più recenti report di Tangoe e Civo, il 60% delle aziende ha visto crescere i costi cloud nel 2024, e per il 40% l’incremento ha superato il 25%. Non si tratta di casi isolati, ma di un fenomeno sistemico che colpisce imprese di ogni dimensione, spesso senza contropartita reale in termini di valore.
Il cloud, nato per garantire flessibilità ed efficienza, si sta trasformando in una voce di spesa ingestibile. Eppure, non è (solo) colpa dei provider. Il problema è a monte: in come viene progettata, governata e monitorata l’adozione cloud nelle organizzazioni.
Vediamo perché i costi salgono così rapidamente, e quali leve reali possono aiutare CIO, CTO e Tech CEO a riprendere il controllo della situazione.
Oltre la bolletta: i 5 veri motivi per cui il cloud ti costa troppo
1. Architetture sovradimensionate o male allineate
Uno dei principali colpevoli è l’overprovisioning. Secondo Flexera, il 40% delle istanze VM analizzate è sovradimensionato. In parallelo, risorse “sempre accese” generano miliardi di dollari in sprechi ogni anno. Il problema? Il cloud viene spesso usato come replica dell’on-premise, senza rivedere workload, scaling e ciclo di vita.
2. Shadow IT e mancanza di visibilità
Oltre la metà delle aziende dichiara di non avere visibilità sufficiente sulle spese cloud. Il risultato è una proliferazione incontrollata di servizi attivati fuori governance, con costi e rischi crescenti. La mancanza di controllo non è solo un tema economico, ma anche di sicurezza e resilienza operativa.
3. Costi di trasferimento dati sottovalutati
Il traffico tra regioni, zone o verso l’esterno del cloud può arrivare a incidere per il 20% sul totale della spesa. E spesso viene trascurato fino al momento della “doccia fredda”. Troppi log, backup inutili, sincronizzazioni ridondanti e architetture inefficaci aggravano il problema.
4. L’effetto “AI mania“
L’adozione accelerata di modelli GenAI ha spinto molte aziende a sovradimensionare le risorse, senza valutare l’impatto reale in termini di storage, trasferimenti e training. Il risultato è una bolla di spesa non sostenibile. L’intelligenza artificiale è una leva potente, ma va governata con lucidità tecnica, non con entusiasmo cieco.
5. API e microservizi inefficaci
In ambienti a microservizi, chiamate API mal progettate o ridondanti possono moltiplicare i costi. Transazioni che attivano decine di richieste interne non sono un problema a piccola scala, ma diventano critiche a milioni di invocazioni al giorno.
Quattro strategie concrete per tagliare i costi cloud (senza tagliare il valore)
1. Visibilità granulare e tagging intelligente
La visibilità è il prerequisito di ogni ottimizzazione. Senza un tagging rigoroso, integrato nei flussi di provisioning (meglio se via IaC), è impossibile sapere dove vanno i soldi. Le best practice includono:
- Script automatici per aggiornare i tag al variare delle risorse.
- Tagging orientato ai cost driver (compute, DB, storage) e agli obiettivi business (progetto, cliente, unità).
- Alert basati su soglie dinamiche collegate a KPI aziendali.
Strumenti come AWS Cost Explorer, Azure Cost Management e GCP Cost Management non bastano da soli: servono cultura e processi.
2. Architetture elastiche e refactoring intelligente
Lifting & shifting non è una strategia. È un compromesso. La vera efficienza nasce da architetture elastiche e modulari:
- Microservizi e nanoservizi che si attivano solo al bisogno.
- Serverless dove possibile, per evitare sprechi in idle time.
- Container con orchestrazione Kubernetes per scalare dinamicamente.
- Multi-cloud e multi-region per ottimizzare performance e costi.
Refactoring e architettura devono essere parte integrante della migrazione, non un “secondo tempo” che non arriva mai.
3. Contrattazione con i provider: serve disciplina
Troppe aziende entrano in trattativa troppo tardi o troppo deboli. Analizzare i propri pattern di utilizzo e separare carichi stabili da quelli volatili permette di accedere a sconti riservati (es. reserved instances). È fondamentale portare in trattativa anche i costi nascosti: egress, API, IOPS. E attivare chargeback interni per rendere i team responsabili del proprio consumo.
4. Ottimizzare i trasferimenti dati
Ridurre la quantità di dati trasferiti è più impattante di quanto si pensi:
- Usare CDN per contenuti statici.
- Replicare risorse localmente per evitare egress cross-region.
- Aggregare i dati prima di sincronizzarli.
- Usare formati compressi (Parquet, gzip).
- Programmare i trasferimenti fuori orario di picco.
Serve anche qui una mentalità progettuale, non solo correttiva.
Il cloud costa. Ma può valere molto di più di quanto costa
Il cloud non è economico. Ma può essere economicamente sensato. Come sempre, dipende da come lo si progetta, lo si governa e lo si integra nel disegno strategico aziendale.
Pensare che la riduzione dei costi sia l’unica metrica significa fraintendere il potenziale del cloud. La vera sfida è trasformare la spesa in leva: per velocità, resilienza, scalabilità e vantaggio competitivo.
La lucidità nella gestione dei costi cloud è oggi una delle principali competenze strategiche per ogni tech leader. Chi riesce a padroneggiarla, conquista margine, agilità e futuro.
Per approfondire questi temi in modo concreto e confrontarti con altri leader del settore, consiglio di esplorare le discussioni e i contenuti del Tech Leaders Club e del podcast Pionieri del Tech.