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Nel panorama delle tecnologie digitali, i registratori di cassa e i sistemi di pagamento sono spesso ignorati nelle discussioni mainstream.
Non fanno notizia come l’AI generativa o il cloud-native, eppure costituiscono uno dei pilastri più diffusi – e più normati – dell’infrastruttura IT del commercio.
Oggi, questi dispositivi si trovano al centro di una trasformazione che, sebbene in parte spinta da obblighi legislativi, comporta conseguenze tecniche e strategiche di primo piano.
È una trasformazione che tocca migliaia di esercenti, decine di vendor tecnologici e impatta direttamente la relazione tra sistemi software, IoT, cloud e compliance fiscale.
Ne abbiamo parlato con Danilo Baeri, Chief Technology Officer e Chief Operating Officer di RCH, in un episodio della rubrica CTO Show del nostro podcast Pionieri del Tech.
La svolta normativa che ha spinto l’innovazione
Il primo punto di svolta risale al 2019, con l’obbligo di trasformazione dei misuratori fiscali in registratori telematici (ERT), connessi in rete e in grado di comunicare i corrispettivi in tempo reale all’Agenzia delle Entrate.
Questo passaggio ha ridefinito il perimetro tecnologico di un settore abituato a logiche meccaniche o standalone, aprendo la strada a nuovi modelli architetturali: API, cloud, app mobile, firmware e dispositivi connessi.
I produttori che hanno colto il cambiamento non si sono limitati a rendere i dispositivi compliant, ma hanno costruito attorno ad essi ecosistemi digitali: marketplace per esercenti, portali di gestione remota per dealer, strumenti di manutenzione predittiva e nuovi servizi a valore aggiunto, tra cui la fatturazione elettronica, la gestione documentale e i sistemi di pagamento smart.
Il SoftPOS: opportunità e limiti reali della dematerializzazione
Uno degli sviluppi più significativi in questa direzione è il SoftPOS, una tecnologia che consente di trasformare uno smartphone Android in un terminale di pagamento contactless, abilitando i pagamenti con carta senza bisogno di hardware fisico aggiuntivo.
Ma il SoftPOS, pur rappresentando una forma di “dematerializzazione” dei pagamenti, è ancora parziale: non tutte le carte sono supportate (es. i circuiti Bancomat), non gestisce i buoni pasto e non consente l’inserimento fisico del chip. In più, il suo utilizzo richiede che gli utenti (esercenti) abbiano una certa alfabetizzazione digitale e che l’infrastruttura normativa e bancaria accompagni il cambiamento.
La conseguenza è che il POS tradizionale continua a essere richiesto, specie in ambiti dove l’esperienza utente, la multicanalità o i requisiti normativi rendono preferibile una soluzione hardware dedicata.
Dal 2026: obbligo di integrazione nativa tra ERT e POS
Il secondo spartiacque arriva con la Legge di Bilancio 2024, che introduce una novità strutturale: a partire dall’inizio del 2026, ogni pagamento elettronico dovrà essere tracciato in tempo reale dal registratore telematico, senza possibilità di asincronia tra la transazione e l’emissione dello scontrino.
In altre parole, l’ERT dovrà essere in grado di comunicare direttamente con il POS, inviando e ricevendo dati sulla transazione bancaria. Non saranno più ammessi flussi in cui si stampa lo scontrino prima del pagamento, o si paga su un POS separato.
Questo obbligo implica la ripianificazione dell’architettura software di moltissimi dispositivi, l’integrazione con numerosi circuiti e fornitori di POS e – non meno importante – la necessità di garantire sicurezza, resilienza e auditabilità in ogni passaggio.
L’architettura “Centro Stella”: da obbligo a opportunità
L’integrazione tra ERT e POS, pur nata da esigenze di tracciabilità fiscale, può diventare anche un vantaggio operativo. Il registratore telematico, da semplice endpoint, diventa un nodo centrale di orchestrazione: riceve input dal punto vendita, comunica con i sistemi bancari, invia dati all’Agenzia delle Entrate e aggiorna portali di gestione e analisi.
Questo modello, definito come “Centro Stella”, può offrire funzionalità aggiuntive: alert predittivi, statistiche avanzate, gestione remota, manutenzione programmata. In un settore dove il margine operativo è spesso ridotto, l’efficienza gestionale abilitata dalla digitalizzazione può fare la differenza.
Cybersecurity e normative emergenti: il caso NIS2
Con oltre 350.000 dispositivi attivi solo in Italia, il tema della cybersecurity non è più rimandabile. I registratori telematici sono a tutti gli effetti dispositivi IoT potenzialmente vulnerabili, e in quanto tali rientrano nel perimetro normativo della NIS2, la nuova direttiva europea sulla sicurezza delle reti e dei sistemi informativi.
Per i produttori di soluzioni fiscali e di pagamento questo significa dover adottare pratiche stringenti: pen test periodici, controlli sull’intera filiera del software e delle reti, policy di disaster recovery e compliance certificata (es. ISO/IEC 27001).
Le implicazioni non sono solo tecniche, ma anche organizzative: serve una governance interna capace di integrare sicurezza, R&D, operation e conformità.
Innovare sotto vincolo: la tecnologia nascosta del retail
Quello dei registratori telematici e dei sistemi di pagamento non è un ambito “glamour” del tech. Non si presta a demo spettacolari o a promesse da pitch da venture capital. Ma è proprio qui che si gioca una delle partite più interessanti: innovare sotto vincolo, con sistemi distribuiti, normative rigide, architetture ibride e user base estremamente variegata.
E come ricorda Danilo Baeri, l’innovazione in questo settore non è un progetto occasionale, ma un processo continuo. Si sperimenta, si sbaglia, si itera. Alcuni progetti falliscono, altri diventano standard. Ma è il percorso nel suo complesso a costruire resilienza tecnologica e vantaggio competitivo.
In un contesto in cui il confine tra fintech, retail tech e infrastrutture regolamentate si fa sempre più labile, chi saprà muoversi in equilibrio tra compliance e innovazione sarà probabilmente il prossimo leader di mercato.
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