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L’intelligenza artificiale non è (ancora) una minaccia per chi sviluppa software. Ma lo diventa, eccome, per chi finge che non esista.
In un panorama tech che cambia a velocità supersonica, chi guida team, progetta prodotti o scrive codice ha oggi una scelta netta davanti a sé: ignorare l’AI o imparare a dominarla come leva.
Nel nuovo episodio di Techpreneurs Talks, Riccardo Barbotti – co-founder della software house BitBoss – ha condiviso con noi una visione lucida e concreta sul vero impatto dell’AI nel mondo dello sviluppo software.
Un confronto che, tra metafore agricole e IDE intelligenti, ha fatto emergere i nodi critici e le opportunità reali.
L’AI non ti sostituisce. Ma accelera chi sa usarla.
L’AI oggi non ruba il lavoro, chiarisce Barbotti. Ma cambia la natura stessa del lavoro dello sviluppatore.
Chi si limita a un’esecuzione meccanica, prevedibile e non critica è effettivamente in competizione con una macchina. Chi invece opera scelte, impone una visione e padroneggia il contesto, trova nell’AI un alleato potente.
«È come la differenza tra il bracciante e l’imprenditore agricolo», dice Riccardo. «Se ti senti bracciante, allora la mietitrebbia è un nemico. Se sei imprenditore, è un moltiplicatore».
Prompting e responsabilità: l’autore del commit sei tu
Il rischio maggiore oggi non è tanto che l’AI sbagli, ma che venga usata passivamente. L’approccio “copia e incolla” che un tempo si vedeva con StackOverflow, oggi si è solo accelerato. La responsabilità, però, non cambia: resta saldamente in capo allo sviluppatore.
Barbotti è netto: «L’autore del commit sei tu. L’AI ti propone, ma tu decidi».
Questa consapevolezza è essenziale, soprattutto in contesti professionali in cui il codice non è un esperimento personale ma un asset aziendale critico.
Junior vs Senior: usi e abusi dell’AI
Lo sviluppatore junior tende a usare l’AI in modo più esteso e meno critico, spesso per compensare lacune. Ma questo approccio, se non guidato, può impedire la maturazione di competenze fondamentali come il debugging, il reasoning architetturale e il problem solving.
Per i senior, invece, l’AI è una leva per uscire dalla palude operativa, recuperare tempo e focus e accelerare in modo mirato.
La differenza è sottile ma cruciale: chi apprende con l’AI cresce. Chi delega tutto, si ferma.
Apprendimento continuo e nuovi scenari
Un altro punto forte emerso è il valore formativo dell’AI. Grazie al prompting intelligente, uno sviluppatore può esplorare nuovi linguaggi, strumenti e approcci in autonomia. Non si parla più solo di scrivere codice, ma di un mentoring ibrido, dove la macchina ti sfida e ti suggerisce, ma sei tu a guidare.
Il mentore umano, però, non perde rilevanza: rimane insostituibile nel contestualizzare, nel guidare le scelte architetturali e nello sviluppare una vera seniority.
AI come abilitatore di innovazione
Oltre alla produttività, l’AI apre la porta a nuovi modelli di business. Tecnologie che un tempo erano accessibili solo a grandi aziende (es. trascrizioni vocali, agenti intelligenti, interfacce vocali evolute) oggi sono alla portata di qualsiasi indie developer.
E come accadde per il mobile o per il cloud, l’AI non è solo un acceleratore: è anche un abilitante. Sta trasformando ciò che è tecnicamente, economicamente e operativamente possibile.
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