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La corsa all’intelligenza artificiale ha aperto una nuova frontiera, ma ha anche creato un vuoto: chi guida davvero i progetti AI in azienda?
In teoria, l’AI dovrebbe essere una leva strategica.
In pratica, è spesso un campo di battaglia tra CTO, CPO, PM e stakeholder business.
- Il CTO pensa all’architettura e alle performance.
- Il PM si preoccupa dell’esperienza e delle funzionalità.
- Il marketing vuole qualcosa di “wow”.
- Il CEO vuole risultati visibili “in fretta”.
Chi ha ragione? Nessuno, se lavora in silos.
Tutti, se si parte con un’analisi strategica condivisa.
Perché la domanda è cruciale
L’AI non è come aggiungere un modulo a un software o un nuovo tool in azienda.
È un cambio di paradigma che impatta:
- la strategia di prodotto
- i processi operativi
- la governance dei dati
- la cultura aziendale
- le aspettative dei clienti
Se non c’è una leadership chiara, il progetto rischia di essere guidato:
- dalle pressioni del board
- dalle mode tecnologiche
- dalle demo e dai PoC entusiasti
- o, peggio ancora, da chi ha più potere interno
Il risultato? Un progetto che parte forte e si arena in pochi mesi.
I tre profili in gioco
Vediamo i tre ruoli che più spesso si contendono la guida dell’AI.
1. Il Tech Leader (CTO / Head of Engineering)
Pro:
- conosce le possibilità e i limiti tecnici
- può validare la fattibilità
- sa gestire gli aspetti infrastrutturali
Contro:
- tende a vedere l’AI come un problema tecnico
- rischia di sottovalutare l’impatto su UX e business
- può concentrarsi troppo sulla parte hard (modelli, stack) e poco su quella soft (adozione, cultura, processi)
2. Il Product Manager / CPO
Pro:
- ha il polso dell’utente
- sa incastrare l’AI nella UX
- può allineare la roadmap con il valore per il cliente
Contro:
- può non avere le competenze per valutare la fattibilità tecnica
- rischia di cadere nel “nice to have” AI senza una strategia solida
- può trascurare le implicazioni organizzative e legali
3. Il Business Owner (CEO / Marketing / Operations)
Pro:
- porta l’obiettivo aziendale al centro
- valuta l’AI in termini di impatto misurabile
- può spingere il cambiamento culturale
Contro:
- può avere aspettative irrealistiche
- non sempre comprende i vincoli tecnici e di dati
- tende a ragionare per iniziative isolate, senza visione sistemica
La soluzione non è scegliere uno. È creare un triangolo.
Il punto non è “chi comanda”, ma come far collaborare i tre ruoli.
Una buona iniziativa AI richiede un triangolo strategico in cui:
- il Tech Leader garantisce la solidità tecnica e la scalabilità
- il Product Manager progetta l’esperienza utente e l’integrazione fluida
- il Business Owner definisce gli obiettivi, il perimetro e il ritorno atteso
Se manca uno di questi tre vertici, il progetto è zoppo.
E non regge alla distanza.
Chi è il vero facilitatore? La strategia.
Quando nessuno ha la visione completa, serve uno strumento che allinei tutti.
Un framework che:
- faccia emergere i problemi da risolvere
- chiarisca i requisiti tecnici e i vincoli organizzativi
- definisca l’impatto atteso e i criteri di successo
- dia una roadmap credibile, condivisa e misurabile
In altre parole: una diagnosi prima della prescrizione.
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